Le regioni italiane sprecone sui Fondi Europei?

31 gennaio 2020

Nel dibattito comune l’Italia e, più ancora, le regioni meridionali sono spesso associate a un utilizzo dei fondi europei inferiore alle risorse messe a disposizione. Sul punto proviamo a fare un po’ di chiarezza, partendo da una buona notizia: nel ciclo di programmazione in corso (2014-2020) né l’Italia né le sue regioni hanno finora perso risorse. La regola del cosiddetto disimpegno automatico prevede che per risorse impegnate nell’anno N si possa richiedere una domanda di pagamento non oltre l’anno N+3. Tale target di spesa è stato rispettato da tutte le regioni italiane nel triennio 2017-2019. 

 
 
 
 
 
 

Se è vero che non sono stati persi fondi, l’Italia certo non brilla quanto a rapidità nell’utilizzo delle risorse. La figura 1, realizzata con l’ausilio di Prometeia-MIO, prende in considerazione le regioni appartenenti ai primi 4 Paesi (Polonia, Italia, Spagna e Francia) beneficiari dei fondi europei. L’asse verticale riporta l’ammontare di risorse impegnate in percentuale di quelle disponibili; l’indicatore, chiamato anche tasso di selezione, è un segnale della tempestività con cui i progetti da finanziare sono selezionati e, di conseguenza, le risorse allocate.

Un tasso di selezione basso potrebbe indicare un atteggiamento prudente in base al quale ci si orienta su progetti che già sono in uno stato di realizzazione avanzato, oppure segnalare un ritardo effettivo nella scelta dovuto a carenze di varia natura dalle lungaggini burocratiche a una visione strategica poco chiara. Sull’asse orizzontale si misura il rapporto percentuale tra le spese sostenute e le risorse disponibili. Un tasso di spesa di entità modesta può essere indice di una lentezza nella realizzazione effettiva dei progetti, ma può anche derivare da un basso tasso di selezione o dalla scelta di progetti che richiedono necessariamente un certo tempo per essere portati a termine (si pensi, ad esempio, ai progetti di carattere infrastrutturale). 

In questo contesto dove si collocano l’Italia e le sue regioni italiane rispetto alla media europea? La fotografia scattata al 30/09/2019 mostra un posizionamento dell’Italia inferiore alla media europea secondo entrambi gli indicatori. A livello regionale la situazione è più eterogenea.

Tra le prime della classe, con tassi di selezione e di spesa superiori alla media UE, figurano solo Emilia-Romagna e Toscana. Alcune regioni meridionali (Molise, Basilicata e Campania) vedono un buon posizionamento quanto a tassi di selezione dei progetti, ma presentano una modesta capacità di spesa, mentre, all’opposto, aree come Piemonte e Veneto evidenziano un tasso di selezione inferiore alla media europea, ma sono ben posizionate sotto il profilo della capacità di spesa. Undici regioni presentano un valore relativamente basso di entrambi gli indicatori; si tratta di un gruppo eterogeneo sotto il profilo territoriale, comprendendo regioni del Mezzogiorno (Abruzzo, Puglia, Calabria, Sicilia e Sardegna), ma anche del Centro (Lazio, Umbria e Marche) e del Nord (Liguria, Friuli-Venezia Giulia e Lombardia).

La performance relativamente deludente di tali aree va però valutata anche alla luce dell’entità delle risorse coinvolte. Nel caso della Lombardia, ad esempio, le risorse complessivamente disponibili per il 2014-2020 ammontano a 3,1 miliardi, meno dell’1% in rapporto al PIL regionale. Diversa è la situazione della Puglia in cui i fondi messi a disposizione (8,7 miliardi) rappresentano il 12% del PIL.

 
 
 
 
 
 

In sintesi, nel ciclo di programmazione 2014-2020:

 
  • Né l’Italia né le regioni italiane hanno sperimentato il disimpegno automatico, in quanto le risorse impegnate sono state spese nei tempi richiesti.
  • Rispetto alla media europea l’Italia mostra una certa lentezza nell’utilizzo dei fondi, sia per ciò che riguarda la selezione dei progetti che sotto il profilo della realizzazione degli stessi, attestata dalle spese sostenute.
  • Tale ritardo può senz’altro essere il risultato di inefficienze, di una scarsa visione strategica, di iter amministrativi complessi e farraginosi, ma dipende anche dalla tipologia di progetti selezionati e da selezionare, specialmente nei casi in cui sono da finanziare investimenti a carattere pluriennale e di entità elevata, che per loro natura richiedono tempi di realizzazione più lunghi.
  • Il quadro territoriale è molto eterogeneo: solo due regioni italiane sono virtuose sotto entrambi i profili (selezione e spesa), ma la valutazione del posizionamento non può essere svincolata dalla considerazione dell’ammontare delle risorse in gioco e del loro peso sull’economia regionale.