Space economy, il futuro parla anche italiano

Space economy, il futuro parla anche italiano

26 febbraio 2018

giacomo.cotignano@prometeia.com

I volumi di produzione dei veicoli spaziali, satelliti e veicoli di lancio ha raggiunto gli 803 milioni di euro nel 2016

 

Il successo del lancio del Falcon Heavy, il vettore a propulsione realizzato da Spacex, l’azienda aerospaziale statunitense del poliedrico Elon Musk, avvenuto lo scorso 6 febbraio al Kennedy Space Center in Florida, è solo l’ultimo esempio in ordine di tempo del grande fermento nel mondo delle missioni spaziali. La competizione di costo esercitata dall’ingresso di nuovi player nel mercato è spinta dalle attività di ricerca e sviluppo, che hanno portato innovazioni sostanziali, come quella che ha permesso il recupero dei due booster laterali del razzo che ha spedito la Tesla Roadster in orbita intorno al Sole.

Anche se negli ultimi anni l’esplorazione spaziale sembra appannaggio di visionari miliardari, quali lo stesso Musk con SpaceX, Richard Branson con Virgin Galactic e Jeff Bezos con Blue Origin, l’Europa non resta certo a guardare. Nel 2016 l’industria dello spazio del Vecchio continente ha realizzato vendite per un totale di 8,24 miliardi di euro, di cui quasi il 60% verso istituzioni europee (Esa e agenzie nazionali), impiegando direttamente nella filiera oltre 40mila unità di lavoro equivalente a tempo pieno.

In questo mercato, l’Italia esercita un ruolo non marginale: i volumi di produzione dei veicoli spaziali, satelliti e veicoli di lancio ha raggiunto gli 803 milioni di euro nel 2016, un + 53% dal 2011 grazie a un tasso di crescita medio annuo nel periodo del 9%.

 
Fig.1: Rilevazione annuale della produzione industriale, settore: Veicoli spaziali, satelliti e veicoli di lancio, adibiti ad usi civili in mil €
Space economy, il futuro parla anche italiano
Fonte: Istat
 

L’export italiano del settore si colloca al terzo posto in Europa per valori nell’ultimo anno osservato (2016), dopo Francia e Germania, denotando un trend in forte crescita pur irregolare, probabilmente influenzato da grandi commesse internazionali: fatto 100 il valore delle esportazioni nel 2010, l’indice della produzione venduta all’estero si è attestato al 233 nel 2016 (+133% in 6 anni).

 
Fig.2: Esportazioni della produzione venduta, settore: Veicoli spaziali, satelliti e veicoli di lancio, adibiti a usi civili
Space economy, il futuro parla anche italiano
Fonte: Elaborazione Prometeia su dati Eurostat
 

Il recente ritorno della corsa allo spazio è soprattutto giustificato dale ricadute tecnologiche trasversali a tutti i settori industriali high-tech (dalle telecomunicazioni alle biotecnologie mediche, a quelle applicate all’agricoltura) oltre che agli alti ritorni economici e alle prospettive di crescita dell’economia dello spazio. 

A titolo di esempio, particolare fermento è previsto per i lanci commerciali che nei prossimi sei anni porteranno in orbita un maggior numero di satelliti di dimensioni sempre più contenute e dalle capacità superiori, in grado di svolgere sia servizi civili sia militari di geolocalizzazione, osservazione e trasmissione di informazioni. In questo tipo di attività, il nostro paese è già protagonista: i progetti Ariane e Vega della European Space Agency coinvolgono massivamente realtà industriali italiane, richiedendo uno sviluppo congiunto di tutti i settori coinvolti nella filiera. 

Nel 2017 l’Agenzia spaziale italiana ha stimato il volume d’affari dell’intera filiera dello spazio in 1,4 miliardi di euro con 6mila addetti: in questo clima di ritrovato vigore inoltre, è stato approvato il cosiddetto “Ddl Spazio”, legge che struttura e mette a sistema la programmazione delle iniziative riguardanti la space economy in termini di ricerca, innovazione, stanziamento di risorse finanziare e relazioni internazionali, affiancando all’Asi il neonato Comitato interministeriale.