L’export agroalimentare italiano a un anno dal CETA

6 febbraio 2019

Il 21 settembre 2017 è entrato in vigore in via provvisoria il CETA, l’accordo di libero scambio tra il Canada e l’Unione Europea. Tra i settori maggiormente coinvolti il comparto agroalimentare ha beneficiato di un azzeramento dei dazi su una categoria di prodotti molto ampia. 

La bilancia agroalimentare dell’Unione si caratterizza per una netta prevalenza dei flussi di export dall’Europa verso il Canada con un saldo commerciale in attivo per oltre 2 miliardi di euro (dato 2017). In questo contesto, l’Italia si configura come il primo fornitore europeo del Canada, con un export di prodotti agroalimentari che nel 2017 ha raggiunto il record di 813 milioni di euro (contro importazioni dal Canada pari a poco più di 292 milioni di euro).

Quali effetti ha avuto il CETA sull’export agroalimentare Made in Italy a un anno dalla sua applicazione?

 
 
 
L’export agroalimentare italiano a un anno dal CETA
 
 
 

Nel periodo che va da ottobre 2017 a settembre 2018 l’export agroalimentare italiano in valore verso il Canada ha sperimentato una crescita tendenziale del 6% rispetto al periodo corrispondente. Nettamente sopra la media la performance del dolciario (+16%), piatti pronti (+14%), latte e derivati (+13%), prodotti da forno (+13%), carni e salumi (+12%) e conserve vegetali (+11%). Meno brillanti, ma in territorio abbondantemente positivo, i due prodotti più importati dal mercato canadese, l’olivo d’oliva (+6%) e il vino (+3%) che pesano per oltre il 50% sull’export agroalimentare italiano verso il Canada.

Contestualmente, le importazioni agroalimentari dell’Italia dal Canada hanno evidenziato un calo in valore del 12,4% legato al vero e proprio crollo delle forniture di cereali (-60%) che rappresentano (o meglio rappresentavano) circa 2/3 delle vendite agroalimentari canadesi nel mercato italiano. La campagna contro il glifosato, diserbante utilizzato in Canada, ha contribuito in misura rilevante a determinare la flessione delle importazioni cerealicole. Il calo complessivo risulta solo parzialmente arginato dalla forte crescita delle importazioni di semi di soia (+151%) e di alcuni prodotti ortofrutticoli (+8%).