Una stanza tutta per sé…. dedicata alla DAD

12 maggio 2021

Elena Salmaso

Nel 2020 il calo dell’occupazione femminile ha superato di un punto percentuale quello maschile ma la forbice si allarga in modo considerevole se si prendono in considerazione le donne con figli

 

Fra cento anni, d'altronde, pensavo giunta sulla soglia di casa, le donne non saranno più il sesso protetto. Logicamente condivideranno tutte le attività e tutti gli sforzi che una volta erano stati loro negati. [1]  

A quella magica scadenza pronosticata da Virginia Woolf per ottenere “una stanza tutta per sé” mancano poco meno di otto anni. Il World Economic Forum ha recentemente stimato che saranno tuttavia necessari altri 135 anni per raggiungere l’uguaglianza di genere. L’attuale crisi economica ha gravato su questo bilancio, allungando di 36 anni la precedente previsione. 

E se la parità di genere si allontana è anche perché “la stanza tutta per sé” in questi mesi non è stata solo la metafora di un’ambita parità di genere e indipendenza economica ma anche, in senso letterale, lo spazio negato dalla convivenza obbligata tra “smart working” e Didattica A Distanza. Se già in queste pagine avevamo raccontato l’impatto differenziato della crisi, la cosiddetta shecession, a conti fatti la disparità è stata in gran parte legata alla genitorialità. A consuntivo, nel 2020 il calo dell’occupazione femminile ha superato di un punto percentuale quello maschile (-2,5% rispetto a -1,5% tra gli uomini), ma la forbice si allarga in modo considerevole se si prendono in considerazione le donne con figli. Il divario più grande infatti si osserva tra i genitori di bambini in età prescolare (0-5 anni), sono il 5.3% le occupate in meno, a fronte del 2.4% dei padri.

 
Figura 1: Variazione occupati tra 2019 e 2020 per genere e età del figlio più piccolo (percentuale)
Fonte: Elaborazione Prometeia su dati Istat
 

Il carico dei lavori domestici e la gestione della scuola a distanza rappresentano un forte elemento di differenziazione di questa crisi rispetto alle precedenti, andando di fatto a esacerbare la disparità endemica del mercato del lavoro italiano. Per avere una misura di quanto il confinamento, la chiusura di scuole e servizi per l’infanzia e i compiti di cura e assistenza abbiano pesato sul divario di genere è utile confrontare le variazioni dei tassi di occupazione tra i generi durante le ultime recessioni (Figura 2). Negli anni delle crisi più “classiche”, emblematico il caso del 2012, ad una riduzione del tasso di occupazione dei padri era corrisposto un aumento del tasso di occupazione delle madri, occupate in gran parte in settori tradizionalmente anticiclici; nel 2020 i rapporti si invertono.

 
Figura 2: Variazioni percentuali nel numero di occupati
Fonte: Elaborazione Prometeia su dati Istat
 

Ad una minore occupazione si accompagna anche una ridotta partecipazione al mercato del lavoro: dopo aver toccato un punto di minimo nel 2019, il divario tra tasso di attività maschile e femminile è tornato ad ampliarsi nel 2020. Il gap cresce nel totale della popolazione ma in particolare tra le donne giovani (15-29 anni) [2], e tra le madri. La penalità della maternità è evidente soprattutto tra le madri di figli piccoli, per le quali il divario con i padri è cresciuto sensibilmente nel 2020.

 
Figura 3: Delta tasso di attività maschile e femminile (punti percentuali), sul totale popolazione (sinistra, in verde il dato del 2020), sui genitori (destra)
Fonte: Elaborazione Prometeia su dati Istat
 

Un peso sproporzionato delle attività di cura, assistenza e gestione delle faccende domestiche ha acuito quindi i conflitti di equilibrio tra attività professionale e vita privata, soprattutto per le madri di figli piccoli [3] e in età scolare con impatti di lungo termine ancora incerti sulla partecipazione e sulle prospettive reddituali.

Tornando quindi alla “stanza tutta per sé”, se è certamente vero che tanto è stato fatto in questi 92 anni perché le donne condividano “tutte le attività e tutti gli sforzi che una volta erano stati loro negati”, la crisi pandemica ha messo in luce quante attività e quanti sforzi ricadano invece in modo sproporzionato sulle spalle delle donne.

 
[1] Woolf, V. (1929). A room of one's own. New York: Harcourt, Brace and Company.
[2] Si tratta di un’età cruciale per la scelta di ingresso e permanenza nel mercato occupazionale.
[3] Si veda, per esempio, l’indagine EIGE (Istituto Europeo per l’uguaglianza di genere) “Covid-19 derails gender equality gains”, 5 marzo 2021. https://eige.europa.eu/news/covid-19-derails-gender-equality-gains