Cresce l’export dell’Italia in UK… tutta colpa di Brexit

17 ottobre 2019

Per il terzo mese consecutivo la crescita tendenziale delle esportazioni verso il Regno Unito registra una variazione assai più favorevole rispetto a quella osservata verso gli altri paesi dell’UE. A rivelarlo i dati sull’interscambio dell’Italia aggiornati ad agosto rilasciati giovedì 17 ottobre da Istat. Nei primi 8 mesi del 2019 le esportazioni oltremanica sono cresciute su base annua del 7,6% circa tre volte la (fiacca) media generale e quella del mercato unico (+2,6% verso mondo, +2% verso UE).

Colpa di Brexit verrebbe da dire. Con l’avvicinarsi dell’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, molte imprese inglesi hanno aumentato i livelli di scorte, compresi quelli relativi ai prodotti del made in Italy (oltre a mezzi di trasporto e farmaceutica, anche moda e beni alimentari risultano tra i più dinamici). 

 
 
 
 
 
 

Nulla di cui rallegrarsi in sintesi. Con un accordo ancora in bilico che ne deciderà tempi e modi, la fine del libero scambio tra il Regno Unito e i partner europei appare ormai un destino segnato. Secondo i nuovi profili tariffari rilasciati negli scorsi giorni dal dipartimento per il commercio internazionale britannico, 30 miliardi di importazioni da Germania, Francia, Spagna e Italia oggi libere subiranno dazi compresi tra il 2% e il 24%. 

Agroalimentare, filiera auto e moda risultano per l’Italia i comparti più esposti, ma il vero danno può arrivare dagli effetti indiretti e dalla rottura di catene del valore europee penalizzate dalle nuove regole. L’Italia è per esempio tra i maggiori fornitori dell’automotive tedesca, il settore in assoluto più colpito dalle prossime barriere e il cui stato di salute rappresenta oggi, indipendentemente da Brexit, uno dei maggiori punti d’attenzione del quadro industriale europeo.