Secondo le previsioni di Prometeia, Scenari per le economie locali, luglio 2020, quest’anno è il Nord del paese a registrare la contrazione economica più violenta a causa del Covid-19. Lo scenario rivela il forte impatto della pandemia sull’economia nazionale e i consumi delle famiglie, in particolare sulle regioni settentrionali.
Quest’anno in Italia il calo del Pil dovrebbe essere del 10,1%, con un recupero del 5,9% nel 2021, comunque insufficiente a riprendere livelli di attività produttiva persi. L’Italia non appare in condizioni di tornare ai livelli precedenti la pandemia prima di qualche anno, forse solo nel 2025.
Nel Nord la contrazione economica quest’anno dovrebbe essere del 10,5%, con un rimbalzo del 6,5% il prossimo anno. Nelle regioni meridionali si dovrebbe arrivare ad un crollo del Pil del 9,4%, seguito da un parziale recupero (4,8%) nel 2021. L’impatto è particolarmente evidente se si considera che nel 2009, dopo lo scoppio della crisi finanziaria globale, la perdita di prodotto interno nazionale era stata pari al -5,3%% in Italia, al-5,5% al Centro-Nord e al-4,6% nel Mezzogiorno.
Dall’inizio della pandemia, con il passare dei mesi, c’è stata una consistente revisione delle stime, dovuta ad una fase di lockdown più prolungata di quanto si poteva prevedere all’inizio ed un ritorno alla normalità ancora lento ed incerto; infatti restano ancora i rischi di un’ulteriore revisione al ribasso, qualora una nuova ondata di contagi richiedesse di tornare ad adottare misure di contenimento più stringenti.
L’impatto della crisi sarà più sostenuto sui territori che dipendono dal turismo, dai viaggi, dall’ospitalità e dall’intrattenimento, settori particolarmente colpiti da questa pandemia. Il terziario subirà un forte calo nelle regioni settentrionali, quasi il 9%.
In termini di export, saranno più penalizzate le regioni più piccole (Valle d’Aosta e Basilicata), ma anche quelle che, a causa di un più elevato grado di apertura internazionale, subiscono le conseguenze del crollo della domanda estera: Piemonte, Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna vedranno diminuire le loro esportazioni a ritmi più consistenti che altrove.
Nonostante le misure di sostegno alle famiglie e alle imprese, nel 2020 si assisterà a una flessione generalizzata tanto del reddito disponibile quanto delle unità di lavoro. La flessione dell’occupazione sarà relativamente più ampia nel Nord Ovest e meno nel Centro, mentre in fase di ripresa l’indicatore mostrerà un andamento migliore nel Nord Est, peggiore nel Mezzogiorno.