Covid, l’apertura degli scambi fattore chiave per fronteggiare la crisi

21 aprile 2020
 

L’Organizzazione mondiale delle dogane ha definito un elenco di beni [1] collegati all’emergenza Covid-19. I codici segnalati vanno dalle produzioni basiche, ma fondamentali, come i dispositivi di protezione (camici, mascherine) a quelle più tecnologiche come le apparecchiature per ossigenoterapia e pulsossimetri, dai letti ospedalieri e sedie a rotelle agli apparecchi per la sterilizzazione. 

 
 
 
 
 
 

Il commercio mondiale di questi beni vale ogni anno 800 miliardi di dollari, un valore che è anche una misura di quanto scambi internazionali senza frizioni siano oggi fondamentali per far fronte alla crisi sanitaria globale. Al contrario non sono mancate in questi mesi vere e proprie strozzature al commercio dei prodotti sanitari, iniziative di chiusura molto spesso sotto forma di veri e propri bandi all’esportazione da parte dei Paesi produttori.   

Gli impedimenti artificiali agli scambi diventano tanto più stringenti alla luce di una struttura dell’offerta mondiale di beni Covid-19 fortemente polarizzata, con pochi Paesi a presentare un saldo attivo e molti dipendenti dall’estero (tra questi Usa, Cina, Russia e buona parte dell’Europa). Dal punto di vista dell’export, le produzioni risultano inoltre molto concentrate (in genere più del 50% in capo ai primi 5 produttori), un elemento che rende ancora più significativo, l’impatto di strozzature nella catena d’offerta.

 
 
 
 
 
 

Tra i principali Paesi, la Germania è quella con il posizionamento più forte: primo esportatore mondiale, saldo fortemente positivo e un presidio ottimale in tutte le categorie analizzate (sempre nelle prime tre posizioni). Il quadro italiano appare assai più fragile con un saldo commerciale nel complesso positivo, ma deficitario in alcune categorie rivelatesi fondamentali per fronteggiare l’emergenza sanitaria (i kit per le diagnosi, i dispositivi di protezione, le apparecchiature mediche in particolare per l’ossigenoterapia). Dal punto di vista delle quote di mercato, l’Italia è il 9° esportatore mondiale di prodotti Covid-19 (20° nella specifica categoria degli apparecchi di ossigenazione), inferiore quindi al posizionamento medio del paese negli scambi e dietro ai tradizionali benchmark europei.    

 
 
 
 
 
[1] In termini di classificazione Harmonized System al 6° digit. La lista è alla seconda versione e non ha la pretesa di essere esaustiva.