Complessità provinciale e sviluppo economico in Italia

Complessità provinciale e sviluppo economico in Italia

10 dicembre 2018

Giacomo Cotignano

Gli indicatori di complessità economica presenti su Prometeia MIO ci permettono di analizzare la performance delle province italiane attraverso nuove lenti

 

Grazie al recente sviluppo della letteratura in campo di complessità economica, abbiamo ampliato gli strumenti di studio dello stato di salute economica dei territori italiani per misurarne meglio la competitività relativa e le distanze interne.

L’indicatore di complessità provinciale è una declinazione del già illustrato Economic Compexity Index sulle economie territoriali, dove in ragione dei flussi commerciali sono stati utilizzati i dati relativi al numero di dipendenti delle imprese attive presenti sul territorio, seguendo quanto realizzato in Mealy, Farmer e Teytelboym (2017) [1]. La scelta della struttura produttiva delle province in termini di forza lavoro impiegata è stata preferita rispetto alle esportazioni delle stesse per il potenziale effetto distorsivo causato dagli hub commerciali (porti e aeroporti) sui punteggi di complessità (a favore dei grandi centri logistici rispetto alle province di effettiva produzione). L’esercizio è stato svolto sui dati ISTAT dell’Archivio Statistico delle Imprese Attive (aggiornamento 2015) al livello settoriale dei codici Ateco a 5 cifre, escludendo tutti i comparti non manifatturieri.

 
Complessità provinciale e sviluppo economico in Italia
 

Appare chiara dalla cartina la segmentazione geografica tra Nord e Sud del paese, con poche eccezioni quali Aosta, Imperia e Savona al settentrione, Teramo Chieti ed Avellino nel Mezzogiorno (queste ultime sopra la media nazionale grazie alla presenza di specializzazione in molti settori complessi come quelli dell’elettronica, del tessile e dell’automotive in particolare). Nella cartina sono rappresentati i nomi delle prime ed ultime 5 province per valore dell’indicatore: la Lombardia è la regione maggiormente rappresentata tra i best performer; allo stesso modo, il territorio siciliano è il più rappresentativo dei laggards.

È altrettanto interessante notare che località legate al traffico merci navale ed ai servizi ad esso connesse, ma mancanti nella presenza di industrie manifatturiere diffuse (come Cagliari, Livorno, Taranto, Napoli e La Spezia) subiscano un ritardo di complessità rispetto a territori non strettamente vincolati all’attività commerciale.

Se mettiamo in relazione un indicatore di ricchezza delle province (valore aggiunto pro capite) con il nostro indicatore di complessità si evidenzia una correlazione di 0,64 tra le due variabili e una buona capacità dell’ECI di catturare le disuguaglianze nella distribuzione della ricchezza provinciale. 

 
Complessità provinciale e sviluppo economico in Italia
 

Le chiavi di lettura offerte dall’analisi provinciale attraverso gli strumenti di Prometeia MIO mettono ancora una volta in evidenza la stretta relazione tra ‘capacità produttive’ e sviluppo economico: laddove le competenze del tessuto imprenditoriale permettono di attrarre forza lavoro attiva in diversi settori manifatturieri, la ricchezza pro capite disponibile aumenta.

 
 
[1] Mealy, P., Farmer, J. and Teytelboym, A., 2017. A New Interpretation of the Economic Complexity Index.