Perdita di quote sul commercio mondiale e taglio del rating: cosa succede alla Cina?

30 maggio 2017

andrea.dossena@prometeia.com

 
 

Il 2016 è stato il primo anno, da oltre venticinque, in cui le esportazioni cinesi hanno perso quote sugli scambi internazionali di manufatti. Pochi mesi dopo il rating cinese è stato rivisto al ribasso da Moody’s, anche in questo caso fatto unico nell’ultimo quarto di secolo. C’è un legame tra i due avvenimenti?

La flessione delle quote, piuttosto intensa (quasi un punto percentuale), non ha infatti intaccato il primato cinese tra gli esportatori mondiali, ma è certo un segnale dei tanti cambiamenti in atto nelle relazioni commerciali e industriali internazionali e nel modello di sviluppo del gigante asiatico.

Nella sua unicità storica, il calo delle quote cinesi appare legato, infatti, a una fase di passaggio e trasformazione delle filiere produttive in Asia. In particolare in quei settori, come la Moda e l’Elettronica, in cui la rete degli scambi interni al continente ha assunto proporzioni preponderanti sull’intero commercio mondiale. 

Una trasformazione su cui può aver esercitato una pressione il crescente costo del lavoro cinese, che ha quasi completamente eroso gli storici vantaggi competitivi, sommando ai timori legati a una domanda interna non particolarmente dinamica quelli per una possibile minor capacità di offerta.

Elementi di cui bisognerà tener conto nei prossimi mesi e anni, per monitorare le nuove opportunità commerciali e d’investimento per le imprese italiane maggiormente inserite nei mercati mondiali, cinese e asiatico in primis.