Claudio Colacurcio, Livia Simongini
Ambasciatori del made in Italy nel mondo. È il ruolo dei marchi da cui prende le mosse il rapporto Brand in Italy. Per le imprese italiane, infatti, investire sul marchio rappresenta non solo la sintesi di un processo di maturazione e riorganizzazione industriale portato avanti negli ultimi vent’anni, ma anche il veicolo efficace per trasmettere quella capacità distintiva che i mercati internazionali già riconoscono alle produzioni italiane e che ha contribuito a sostenere il posizionamento dell’export nazionale in anni di profonda trasformazione degli equilibri commerciali. In chiave prospettica, per il sistema produttivo italiano che guarda all’internazionalizzazione come canale di sviluppo sempre più necessario per le imprese, il valore segnaletico dei brand diventa fondamentale, soprattutto per i mercati lontani, dove la conoscenza diretta del prodotto italiano è ancora limitata.
Le imprese a marchio italiano nei 5 comparti analizzati (Agroalimentare, Sistema moda, Sistema casa, Auto e componenti, Sport e tempo libero), strategici per dimensione economica e fortemente rappresentativi dell’immagine dell’Italia nel mondo realizzano un fatturato di 165 miliardi e mostrano una redditività superiore alla media di settore. Non solo. Il premio al marchio viene confermato anche da una più rigorosa analisi econometrica che confronta le imprese con marchio con imprese simili per dimensione, settore, caratteristiche economico finanziarie, ma prive di marchi propri.
Dei marchi italiani è stata analizzata anche la visibilità sul web, che se ha confermato la centralità delle grandi imprese per il valore economico generato e per la capacità di attivare vere e proprie filiere del made in Italy ha anche evidenziato il successo di piccoli operatori, fortemente specializzati su nicchie attrattive (ad esempio prodotti agroalimentari d’eccellenza, auto sportive o bici da corsa) o fasce di mercato dall’alto potenziale (ad esempio marchi della moda indirizzati alla generazione dei millennials).
Combinando la domanda effettiva di prodotti italiani e l’interesse per i marchi del made in Italy espresso dal web, sono stati individuati 30 mercati internazionali ad alto potenziale verso i quali l’export italiano nei comparti esaminati potrebbe ammontare a 140 miliardi nei prossimi 5 anni.
Il confronto tra l’intensità di ricerca sul web verso l’Italia e l’import effettivo consentono un’analisi originale del posizionamento del made in Italy nei 30 mercati strategici: da un lato Paesi dove l’interesse raccolto dai prodotti italiani sul web è in linea con il fatturato effettivamente realizzato dalle imprese, dall’altro destinazioni dove esiste un disallineamento tra le due grandezze e quindi opportunità per le imprese sul fronte delle strategie digitali o del presidio distributivo.
In uno scenario internazionale gravato dai rischi di politiche commerciali restrittive, l’attenzione ai segnali deboli offerte dall’analisi delle ricerche web sui marchi italiani rappresenta un elemento importante per rafforzare l’attrattività delle proprie produzioni. In questo ambito gli stimoli emersi nella ricerca sono stati molteplici e declinati sulle specificità dei singoli comparti. L’interesse al territorio di origine, la garanzia di qualità, il rispetto della sicurezza e l’attenzione alla salute rappresentano però quei concetti-chiave e trasversali a tutti i settori, attraverso cui il mondo della rete e i consumatori in genere guarda ai marchi italiani di maggior successo.