massimo.guagnini@prometeia.com
Quando si affronta il tema del turismo crocieristico l’immagine che viene alla mente è quella di gigantesche navi che incombono su Piazza San Marco a Venezia. I mezzi di comunicazione si concentrano soprattutto sulla pressione che il crocierismo esercita sulle città d’arte, tralasciando però il contributo offerto all’economia di molte regioni italiane, anche del Mezzogiorno.
In realtà il turismo crocieristico è un mercato in forte sviluppo, nel quale l’Italia si ritaglia in Europa la quota più rilevante (22% dei passeggeri secondo le stime della Cruise Line International Association), seguita da Spagna (19%) e Grecia (13%). La capacità di attrazione dell’Italia sul mercato internazionale è notevole: in effetti il 70% dei crocieristi che visitano i nostri porti sono stranieri.
Il turismo crocieristico ha inoltre una dinamica sostenuta, passando nell’ultimo decennio da 7,8 milioni di passeggeri del 2007 ai 10,8 milioni del 2016 (+38%), con un incremento non solo dei transiti (crocieristi che fanno solo scalo in un porto italiano) ma anche dei turisti che si imbarcano in Italia. Quest’ultima componente è particolarmente importante, caratterizzata da spesa media molto più elevata rispetto ai turisti in mero transito, determinando così effetti economici più robusti.
La spesa diretta dei crocieristi raggiunge in Italia i 1,1 miliardi di euro, alla quale vanno aggiunti altri 300 milioni di spese delle compagnie e degli equipaggi. L’impatto complessivo in termini di Pil è rilevante: considerando anche gli effetti indotti supera i 2 miliardi di euro.
In sintesi, è senz’altro vero che il crocierismo esercita una forte pressione sull’ambiente e sul patrimonio artistico italiano, ma genera anche importanti ritorni economici, da considerare con maggiore attenzione.